Nel 1871 un discendente di Barbaro Maggiore di S. Barbara vende la maggior parte del Palazzo al parente Michelangelo Libertini dei Baroni di S. Marco, Patrizio di Caltagirone, il quale ne fa, al piano nobile di quello che oggi è il numero civico 22, la propria fastosa dimora che arreda con infissi laccati bianco e oro e mobili ordinati in Francia al pari di damaschi e tappeti Aubusson che vengono commissionati, rispettivamente, alle manifatture tessili vicino a Versailles e a Aubusson appositamente per i Saloni ai quali sono destinati. Le volte dei Saloni, il cui impianto è stato rimaneggiato rispetto a quello originario dei Maggiore, sono state fatte decorare dai migliori artisti locali e arricchite da pitture di Francesco Vaccaro, appartenente alla rinomata famiglia di artisti calatini, autori di pregevoli opere presenti nelle chiese e musei di Caltagirone sino al territorio del ragusano. Le porte dei Saloni di Rappresentanza sono in vetro impreziosito da splendide pitture raffiguranti animali esotici e fiori che richiamano le decorazioni delle volte in un unico inscindibile motivo decorativo che rende equilibrato il decoro degli spazi. L’altra parte del Palazzo, primo piano e magazzini/negozi, verrà poi lasciata in eredità da un altro discendente dei Maggiore, in virtù di matrimonio, al padre del conte Michele Gravina nonno degli eredi Spadaro di Passanitello. Michelangelo Libertini donerà in seguito la proprietà del Palazzo ai figli Gesualdo, importante politico a livello regionale e Senatore del Regno Sabaudo, e Francesca sposata con il Barone Salvatore Spadaro di Passanitello. In assenza di discendenti diretti il Sen. Gesualdo Libertini trasmetterà tutto il patrimonio, compreso il Palazzo, al nipote il Nobile dei Baroni Cav. Francesco Spadaro di Passanitello, figlio della sorella Francesca, insigne storico, araldista e archeologo nonché indimenticato sindaco di Caltagirone. Il Palazzo che prima veniva chiamato Palazzo Libertini, prenderà il nome di Palazzo Spadaro Libertini o Palazzo Spadaro per brevità.
L’Accademia dell’Arcadia a Caltagirone e il Senatore Gesualdo Libertini di S. Marco
Nei Saloni di Rappresentanza, si tennero nella seconda metà del settecento, 1768 ca. le riunioni della Colonia Arcadica fondata a Caltagirone dal Marchese Giuseppe Maggiore di S. Barbara, Giuseppe ed in seguito divennero il salotto politico e culturale del Sen. Gesualdo Libertini, uomo politico benemerito di matrice giolittiana, che ha ricoperto incarichi di spicco, tra i quali quello di Segretario alla Camera del Regno d’Italia, morto nel 1948. In seguito, per scelta della proprietà, i Saloni del Palazzo sono diventati sede di primarie istituzioni e, anche nell’ambito di tale destinazione, hanno accolto personalità di rilievo del mondo della letteratura e della politica non solo siciliane ma di livello nazionale L’Arch. Alvise Spadaro di Passanitello Gravina noto storico dell’arte, grande conoscitore di Caravaggio, ha “ceduto il testimone” di tutta la parte di Rappresentanza del Piano Nobile, quale parte di rilevante pregio artistico, storico e culturale del Palazzo (per merito della quale nel 2001 il Palazzo è stato dichiarato bene monumentale di rilevante interesse artistico) alla cugina l’Avv. Lara Marina Gravina del ramo di Belmonte Beaumont, la quale ha così ricevuto l’incarico morale e la responsabilità di “riportare in vita il cuore del Palazzo”. Nell’ambito, quindi, di un passaggio generazionale in famiglia che vede legate da stretti vincoli di parentela le Famiglie Maggiore, Libertini, Spadaro e Gravina, l’Avv. Lara Marina Gravina di Belmonte, nata a Milano ed ivi abitante ma profondamente legata alle radici e tradizioni millenarie siciliane della Famiglia Gravina, insieme alla propria madre Gemma ha, così intrapreso il ripristino integrale di tutta la parte di Rappresentanza insieme a quello di altre parti del Palazzo già in suo possesso . Oggi, la parte di Rappresentanza di Palazzo Spadaro Libertini, è tornata a vivere per un atto d’amore non solo verso le proprie origini ma nei confronti della città di Caltagirone e della amata Sicilia, quale testimonianza che le radici sono una parte di noi che nessuna distanza può cancellare. Proprio lo spirito di “ridare vita a ciò che sembrava essere destinato all’oblio” ha convinto Lara e Gemma Gravina di Belmonte a coniugare la destinazione della Dimora come abitazione privata “di delizia” a quella di location per eventi e momenti “speciali” destinati ad un pubblico selezionato, in grado di apprezzare la storia oltre alla raffinatezza e fasto dei luoghi.
LUIGI CAPUANA E GLI SPADARO DI PASSANITELLO – UN INCONTRO “POLITICO”
La dimora non è solo fasto e bellezza ma è stata un luogo di cultura. Tra i contatti “eccellenti” dell’epoca dei proprietari della dimora, infatti, non si può non fare cenno a Luigi Capuana, teorico e caposcuola del Verismo, il quale chiese ed ottenne dal Barone Francesco Spadaro di Passanitello il sostegno elettorale all’elezione di Consigliere provinciale. A tal fine scrisse una lettera di ringraziamento, custodita in originale nell’Archivio Spadaro di Passanitello di proprietà del cugino delle odierne proprietarie, Arch. Alvise Spadaro di Passanitello Gravina. Una copia di questa preziosa missiva è esposta nei Saloni di Palazzo Spadaro Libertini per concessione dello stesso Arch. Spadaro che ha altresì dato alle cugine Gemma e Lara Gravina di Belmonte altre copie di documenti e lettere raccolti nel suddetto Archivio così che la dimora possa, conservare una tangibile traccia dei contatti tra coloro che la hanno abitata negli ultimi due secoli, i Libertini ed il Cav Francesco Spadaro di Passanitello, e i personaggi siciliani, italiani e stranieri più in vista nel panorama culturale, politico e sociale del periodo tra la fine dell’ottocento e la metà del novecento.